Libera la domenica

Nel tempo quaresimale le parrocchie della diocesi che si ritrovano, territorialmente, sotto la giurisdizione dei Tribunali di Cremona e Mantova (prossimamente per quelle sotto Crema e Bergamo), sono invitate ad aderire alla raccolta firme “Libera la domenica”  promossa da Confesercenti e Federstrade, con il sostegno convinto della Conferenza Episcopale Italiana. Si tratta di una campagna che mira a correggere gli eccessi della liberalizzazione sulle aperture domenicali dei negozi e restituire alle Regioni la potestà di decidere a riguardo, dopo che il decreto “Salva Italia” del 1° gennaio 2012, aveva liberalizzato definitivamente, senza eccezioni e in tutto il territorio nazionale, il regime degli orari degli esercizi commerciali.

In allegato potete trovare la brochure informativa dell'iniziativa.


«L’obiettivo di questa iniziativa -  spiegano i responsabili di Confesercenti  - non è quello di vietare aperture festive e domenicali, ma di renderle compatibili con le effettive esigenze di imprenditori e consumatori».
I responsabili della Campagna sottolinea che nel suo primo anno di vita il provvedimento non ha incentivato i consumi (si parla infatti di un -2%), mentre ha favorito la grande distribuzione a scapito della piccola e media impresa. Alle 100 mila imprese già perse andranno aggiunte altre 80 mila che chiuderanno nei prossimi cinque anni, con la conseguente scomparsa di circa 240 mila posti di lavoro.
L'apertura indiscriminata di tutte le attività in tutte le domeniche secondo l’Associazione dei commercianti porta esclusivamente a un aumento dei costi di gestione e trasferisce quote e consumi da parte degli esercizi tradizionali a favore della grande distribuzione  senza, peraltro, che il provvedimento abbia portato alcun tipo di beneficio in termini di maggior ricchezza per il Paese: i consumi sono in caduta libera, e i posti di lavoro nel comparto non aumentano.
«Le Regioni, dunque, – continuano i membri di Confesercenti - devono riappropriarsi delle proprie competenze in materia, perché sono le più adatte a interpretare le esigenze del commercio locale. Per questo chiediamo fin d'ora che il prossimo governo della Lombardia si impegni su questi temi».
La domenica lavorativa, inoltre, incide negativamente sulla vita dell’uomo e della famiglia. Scrive mons. Bregantini, presidente della commissione per i problemi sociali e il lavoro della CEI: «I valori, in gioco non sono solo economici, ma antropologici e sociali: senza il riposo domenicale ogni uomo si fa vuoto, privo di luce, non gusta più le cose belle che fa. Il riposo è, cioè, antropologicamente necessario. In secondo luogo c’è la ragione familiare: le famiglie, specie le madri costrette a lavorare di domenica, non hanno più la possibilità reale di seguire i loro figli, sopratutto se adolescenti. La casa si spegne del calore familiare per un ipotetico vantaggio economicistico. Non si tratta, dunque, di una battaglia “clericale”, né di difesa della Messa festiva: è una battaglia umana, sociale ed economica intelligente. L’apertura domenicale dei negozi deve tornare ad essere un’eccezione e non una regola! È questo il nocciolo etico e politico della proposta».
A proposito di questa iniziativa popolare il Vescovo Dante aveva dichiarato al quotidiano Avvenire nel gennaio scorso: «Il lavoro deve essere visto come una dimensione fondamentale, ma non idolatrato... La festa è il tempo del gratuito, lo stacco che dà senso al quotidiano. La domenica, cioè, ci aiuta a capire il tempo».

La raccolta delle firme

Le firme si devono raccogliere solo su moduli vidimati dal Tribunale competente.
Possono firmare solo persone che hanno raggiunto la maggiore età.
I moduli devono essere compilati in stampatello, in modo corretto e completo in ogni parte (cognome e nome / luogo e data di nascita / indirizzo ). La colonna “numero di iscrizione nelle liste elettorali” sarà compilata dell’Ufficio anagrafe del Comune ad opera delle Associazioni professionali proponenti. È però necessario che in ogni modulo si raccolgano firme di cittadini residenti nel medesimo comune. I cittadini residenti in altri comuni sono invitati a firmare presso la propria parrocchia o comune di residenza. 
Alla raccolta delle firme deve presenziare fisicamente, pena la non validità, una delle seguenti figure istituzionali, cui spetta il compito dell’autenticazione nell’apposito spazio del modulo: sindaci o assessori del comune, consiglieri comunali, segretario comunale, consiglieri provinciali, notai, giudici di pace...
I moduli compilati dovranno essere autentificati dal funzionario pubblico che ha presenziato alla raccolta e successivamente consegnati in busta presso l’Ufficio di Ragioneria della Curia o presso la portineria del Centro Pastorale Diocesano entro e non oltre la Domenica delle Palme.
Allegato Dimensione
2013 - Libera la domenica (Brochure).pdf 5.22 MB
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