«Lavorare in rete...» Reale necessità per una società #duePuntoZero!


Educatori e genitori: stimoli ed impulsi "in rete"Sabato sera. Sono felice. Per la prima volta dall'inizio dell'anno «Che talento 6?», il percorso di animazione e gioco proposto dalle nostre comunità parrocchiali a ragazze e ragazzi delle classi medie, è approdato a Regona! Poco più di cinquanta preadolescenti, guidati da una decina di giovani animatori, si sono dati appuntamento al «Don Bosco» per passare insieme il sabato sera condividendo uno stile, quello dell'Oratorio, capace di rendere eccezionali anche le cose più semplici e ordinarie! Non ci aspettavamo che potesse andare così bene, anche negli spazi all'aperto offerti dalla struttura regonese.
Ne sto parlando con Filippo, uno degli educatori, mentre torniamo in macchina verso il «San Luigi». Il sangue mi si gela sulla rotonda di via Italia, a poche decine di metri dall'ingresso dell'oratorio. Due ragazze, attorniate da un gruppo di coetanei, tutti preadolescenti (gli stessi che avrebbero dovuto essere a Regona per la serata loro destinata!), con la rabbia negli occhi si azzuffano, tra capelli tirati e pugni in pieno volto... Fermo la macchina bruscamente ad una decina di metri da loro: io e Filippo scendiamo in strada. Intervengo in modo molto duro. I ragazzi capiscono: forse per la prima volta mi vedono così arrabbiato. Cerco di capire con due delle ragazze coinvolte il motivo della lite. NESSUNO! Almeno apparentemente...

Istituto comprensivo «Enrico Fermi», scuole medie. Anche per un insegnante di religione, vera «meteora» del mondo scolastico, ogni tanto la mattina è tempo opportuno per correggere un po' di verifiche! Entrando in sala professori, alcuni colleghi mi informano di tre consigli di classe straordinari, convocati a seguito di alcuni «fatti gravi» accaduti in alcune classi durante le lezioni e venuti a galla nei giorni precedenti. Fatti e circostanze tra loro ASSOLUTAMENTE DIVERSI! Almeno apparentemente...

Oratorio «Beato Vincenzo Grossi», tiepido pomeriggio di inizio primavera. Mentre come mio solito passo a dare una controllatina ai bambini e ragazzi che giocano sul campetto, mi si avvicina una mamma. È preoccupata. Da qualche settimana sua figlia si comporta in modo strano: alterna giornate euforiche, sorriso stampato sulle labbra e risata leggera tipica della preadolescenza ad altre in cui il viso è cupo e qualche volta gli occhi lucidi... Le amiche la tagliano fuori «dal gruppo»: quello delle ragazze giuste che «fanno le sceme con i ragazzi» come dice lei. Cerco di sdrammatizzare: sono cose normali a questa età! «No» - mi dice la madre - «perché certe cose non se le dicono più in faccia ma sempre dietro le spalle, su What's Up o Facebook, facendo diventare i loro coetanei oggetti di derisione da parte del gruppo». Già e poi quando le cose se le dicono, continuo ragionando tra me, lo fanno urlando ed esasperando i toni. Magari arrivando alle mani...

Il cerchio si chiude. Ne emerge uno scenario di ragazzi fragili. Non ci sono carnefici: sono tutti vittime di un mondo - costruito e tenuto in piedi da noi adulti - che li vuole consumatori perfetti in quell'universo un po' superficiale dove gli amici che contano sono quelli del mondo social e le esperienze non sono vere se non fanno «bang» e lasciano un segno, spesso «nella carne»! La fatica nell'effettuare questa «quadratura del cerchio» è appagante ma quante volte è impossibile effettuarla! Quante volte i silenzi prolungati di alcuni genitori, la negligenza della scuola, la superficialità di un prete o di un educatore compromettono seriamente la crescita di un ragazzo? Non è forse giunto il momento di dire basta? Non è forse il tempo di mettersi in rete, per una famiglia, una scuola, una società e perfino una Chiesa che siano finalmente #duePuntoZero?!?

don Andrea
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